Home Cronaca L’INFERNO DI ALESSANDRA DOPO IL PARTO: “UNA GARZA DIMENTICATA NELLA PANCIA”

L’INFERNO DI ALESSANDRA DOPO IL PARTO: “UNA GARZA DIMENTICATA NELLA PANCIA”

Presunto caso di malasanità all’ospedale “Valle d’Itria” di Martina Franca, nel Tarantino, ai danni di una giovane donna di Ceglie Messapica

da Redazione
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CEGLIE MESSAPICA – «Ai medici dico che devono stare attenti perché hanno a che fare con persone. Cosa avrebbe fatto il mio piccolino che ha poco più di un mese se non ci fossi stata più?». Racconta con voce intrisa ancora di paura per quello che sarebbe potuto accadere, Alessandra (nome di fantasia), di Ceglie Messapica, che il 21 luglio ha dato alla luce suo figlio, il primo, nel reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale di Martina Franca in provincia di Taranto. Una gioia di 3 kg e 230 grammi, un amore per mamma e papà, nato con cesareo d’urgenza alle 10.52.

Sono passati 15 giorni dall’intervento che le ha salvato la vita, 40 dall’inizio del suo calvario e i segni della immane sofferenza che ha patito sono ancora impressi nei suoi racconti. Alessandra, infatti, dopo aver messo al mondo suo figlio, ha vissuto per due settimane con una garza nell’addome, sopportando dolori lancinanti, assumendo antipiretico prima e antibiotico dopo, febbre fino a 39. Tutto questo mentre allattava.

«I dolori sono iniziati subito dopo essere uscita dalla sala operatoria – racconta Alessandra -, nella parte sinistra del corpo, alle costole. Il medico che mi ha seguita durante tutta la gravidanza, mi rassicurava sostenendo che fossero normali dolori da parto e così ha continuato a dirmi, anche, quando sono stata dimessa e durante la permanenza a casa. La situazione è precipitata agli inizi di agosto con la febbre salita fino a 39 così il 2 agosto ho deciso di effettuare una ecografia privatamente a Ceglie che ha evidenziato una massa di 14 centimetri non identificabile».

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La corsa al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Martina Franca dove, però, la Tac in dotazione era fuori uso ed il trasferimento d’urgenza al Pronto Soccorso del “SS Annunziata” di Taranto dove, attraverso l’esame radiologico, è stata accertata che quella massa altro non era che una garza, ormai, attaccata all’utero e alle ovaia, che aveva già creato gravi infezioni ad altre parti del corpo e liquido in entrambi i polmoni. Ha rischiato di morire di setticemia per una garza dimenticata nella pancia.

«È stato un incubo, un trauma non solo fisico ma anche psicologico perché non potevo stare con mio figlio, sto ancora male», conclude la giovane mamma, assistita da un legale di fiducia che ha già fatto richiesta delle cartelle cliniche per una possibile azione legale nei confronti della struttura ospedaliera. Una vicenda sulla quale, si spera, gli organi competenti possano fare luce.

Adele Galetta

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